L’importanza della comunicazione scuola-famiglia in presenza di diagnosi di DSA o di presenza di BES : responsabilità e collaborazione

scuola-famiglia

Introduzione: L’identificazione dei DSA richiede una collaborazione tra diverse parti per garantire che lo studente possa accettare serenamente la diagnosi. Una comunicazione efficace tra il clinico e la famiglia è fondamentale, così come lo è il rapporto che si sviluppa tra scuola e famiglia. Questi sono, infatti, i due ambienti in cui il bambino o l’adolescente si troverà a vivere quotidianamente.

L’efficacia della comunicazione scuola-famiglia è sempre fondamentale, ma nel caso della presenza di un DSA nel bambino o nell’adolescente, lo è ancora di più. Questa comunicazione è cruciale nel processo di riconoscimento del disturbo, dove entrambi gli attori devono collaborare nel riconoscere i segni precoci del DSA e BES attivarsi per approfondirne le caratteristiche, ma anche dopo nella definizione del percorso didattico personalizzato.

In questo contesto, possono essere i genitori che per primi decidono di consultare l’insegnante per avere delle conferme sulle difficoltà del figlio e, di conseguenza, sulla necessità di fare una valutazione clinica. Oppure, spesso, sono i docenti che, notando delle difficoltà nel percorso scolastico dello studente, consigliano alle famiglie di fare degli accertamenti.

Dopo aver effettuato una visita e diagnosticato la presenza del DSA, la relazione La comunicazione diretta tra i clinici e la scuola può essere talvolta di difficile gestione. Il genitore decide se trasmettere la valutazione scritta del clinico ai docenti. A fronte della valutazione, anche in assenza di diagnosi, i docenti discutono con la famiglia dell’opportunità, di definire un piano didattico personalizzato (PDP); il processo coinvolge tutti i docenti del consiglio di classe,. Tale piano delinea quali siano le misure compensative e dispensative per lo studente, indica in modo dettagliato le strategie da adottare e i metodi di verifica e monitoraggio degli apprendimenti.

Sebbene in genere il PDP non richieda esplicitamente alcuna attività da svolgere a casa, è consigliabile che gli insegnanti, in accordo con la famiglia, suggeriscano strategie da applicare anche a casa. In aggiunta a questo, sarebbe poi auspicabile programmare degli incontri allargati tra scuola e famiglia per condividere quanto fatto in classe con l’alunno. Entrambe le parti, infatti, sono soggetti fondamentali per la vita del bambino, per questo la loro costante collaborazione è un buon punto di partenza per costruire un ambiente che favorisce al massimo l’apprendimento.

Una situazione delicata si può presentare qualora si presentassero delle barriere linguistiche o culturali che rendono la comunicazione più difficoltosa. In questi casi occorre richiedere l’ausilio di mediatori culturali che attraverso i servizi sociali facciano in modo che si possa realizzare la comunicazione efficace tra l’ambito domestico e quello scolastico.

La comunicazione scuola-famiglia è sempre fondamentale perché la costruzione di un dialogo e la regolarità degli incontri può abbassare le preoccupazioni, le ansie e i risentimenti che spesso si creano in assenza di dialogo e collaborazione. Ciò darà modo al bambino di lavorare al meglio sul suo apprendimento perché percepisce l’ambiente circostante come favorevole e pronto a rispondere alle sue necessità e bisogni: si è constatato infatti che le emozioni positive che caratterizzano le relazioni fra adulti a scuola possono avere impatto positivo anche sul suo percorso formativo del bambino.

Indubbiamente la rete di comunicazione tra scuola e famiglia è migliorata negli anni grazie anche alla maggiore conoscenza e consapevolezza riguardo alle caratteristiche dei DSA. Nonostante ciò, c’è ancora molto da lavorare. Spesso le due parti si trovano ad affrontare delle incomprensioni derivanti dal carico di impegni che entrambe presentano. Sia scuola che famiglia soffrono di una mancanza di tempo e di “spazio mentale” per dedicarsi alla cura del loro rapporto. Questa difficoltà, inoltre, si accentua con l’avanzare dell’età dello studente: rispetto all’età adolescenziale è sicuramente necessario migliorare la rete di comunicazione in modo ancor più significativo.

Questa può essere migliorata attraverso un mediatore come il clinico che aiuti nell’instaurazione del rapporto. Il clinico è una delle figure più importanti: è lui che valuta e diagnostica il DSA, è quindi possibile che si presenti la necessità di intervenire in un dialogo con la scuola. Questo può essere un punto di inizio per mettere in contatto tra loro i due soggetti. Nell’implementazione del rapporto possono intervenire anche delle figure interne alla scuola. Ogni istituto, infatti, ha un referente per i DSA informato su tutti gli aspetti dei disturbi e che si fa garante dei diritti del ragazzo. È quest’ultimo che si occupa della comunicazione tra docenti e famiglia nel caso che il rapporto non nasca spontaneamente.

Anche i nuovi strumenti digitali possono essere un buon supporto che media la relazione. Anche Develop-Players con le sue attività formative sta creando una community volta a favorire scambi positivi e di crescita e interazione fra scuola e famiglia e servizi. 

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